Novità sulla questione regolarizzazioni nel DL Rilancio
L’art 110 bis della bozza del DL Rilancio ha subito delle modifiche nel momento in cui il DL è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale (ora art 103).
Le modifiche in questione sono principalmente di natura economica e, a nostro avviso, confermano la natura “disincentivante” quantomeno della procedura di regolarizzazione dei rapporti di lavoro irregolari.
Infatti le domande di regolarizzazione del lavoro, proponibili dal datore di lavoro solo tra il 01/06/20 e il 15/07/20 presso INPS, se il lavoratore è cittadino UE, o presso lo Sportello Immigrazione, se il lavoratore è straniero, prevedono un contributo di regolarizzazione forfettario di 500 eur (in bozza tale contributo era di 400 eur) e spese per la procedura pari a 130 eur a carico del lavoratore e pari a 30 eur per il lavoratore (confermando quanto era previsto in bozza, ossia una spesa di 160 eur).
Inoltre a carico del datore resta previsto “il pagamento di un contributo forfettario per le somme dovute dal datore di lavoro a titolo retributivo, contributivo e fiscale, la cui determinazione e le relative modalita’ di acquisizione sono stabilite con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, con il Ministro dell’interno ed il Ministro delle politiche agricole e forestali”.
Quanto invece alla procedura di permesso di soggiorno temporaneo di 6 mesi, da effettuarsi tramite richiesta in Questura, le modalità sono sostanzialmente confermate rispetto a quanto previsto della bozza del decreto legge.
In più è previsto che dalla data di entrata in vigore del presente decreto fino alla conclusione dei due procedimenti (cioè quello di regolarizzazione lavoro e quello di permesso di soggiorno temporaneo), siano sospesi i procedimenti penali e amministrativi nei confronti del datore di lavoro e del lavoratore.
Tale sospensione tuttavia viene meno se la richiesta viene rigettata o se le parti non diano seguito ai procedimenti.
Concludendo, ci dispiace constatare il mancato coinvolgimento in tali misure di contrasto al lavoro nero degli altri “anelli” della filiera alimentare, ossia distributori (coloro che di fatto decidono i prezzi di mercato) e consumatori (coloro che hanno diritto di essere pienamente informati sui prodotti che acquistano), i quali forse sono stakeholders tanto importanti quanto datori e lavoratori.
Insomma, ci sarebbero voluti più coraggio e audacia!